Torna il v.-log di Assistente sociale privato; oggi affrontiamo un tema molto attuale, con una giovane collega, Nicole Masieri. impiegata come Assistente sociale in un piccolo comune, di 12.000 abitantei a Finale Ligure:
Cosa stanno facendo gli assistenti sociali in questa situazione? ha senso tenere aperto un servizio sociale comunale?
Ha senso tenere aperto il servizio, perché le persone hanno bisogno che qualcuno traduca con parole più semplici le ordinanza che sono state emesse; loro hanno bisogno di essere confortati, di capire cosa possono e cosa non possono fare.
Il bisogno di conforto è la motivazione di alcune chiamate, questo è dettata dalla situazione di isolamento nel quale ci troviamo oggi; il ruolo informativo dell’assistente sociale emerge molto in questa situazione.
Non sono solo utenti già in carico al servizio, ma chiamano tutti, indipendentemente dalla situazione; questo permette alla professione di uscire dallo stereotipo che la connota. Un assistente sociale, ad oggi, è un professionista in primis dell’aiuto, capace di dare risposte utili e confortanti.
Questa crisi sta dando un taglio diverso alla professione, non più un immagine del servizio sociale connotata da paura e stress, ma da conforto, aiuto; le persone che ci chiamano per capire come muoversi vedono in noi un punto fermo a cui affidarsi in questo periodo di incertezza.
D: Come vi siete organizzate nel servizio?
Tutte in questo momento stiamo in uffici diversi, tutte manteniamo un metro di distanza, ad oggi ci sono solo due assistenti sociali, io e la mia coordinatrice; io sono l’unica che può andare giornalmente, poiché abito molto vicino, e a turno vengono le altre colleghe che abitano fuori e devono prendere i mezzi.
La presenza della coordinatrice è invariata, perché per organizzare il servizio nell’emergenza la sua presenza è fondamentale.
D: Che modalità usate per i vari interventi?
Ogni intervento e colloquio è stato spostato in via telematica, o su skype o via telefono, anche gli incontri protetti avvengono con queste modalità. Il Comune ha adibito una sala per svolgere questi incontri per via telematica, anche le varie equipè vengono svolte con queste modalità.
Io in questo momento mi occupo della coordinazione dell’assistenza domiciliare, ad esempio questi devono essere sempre due in servizio, ovviamente con le dovute precauzioni, sono le uniche che possono erogare i servizi essenziali come spesa e farmaci.
D: Rispetto alla tua formazione cosa ti sarebbe servito come competenze in più o senti di averle tutte?
Non credo che il percorso universitario ti prepari ad affrontare queste situazioni; il percorso di studio non basta, serve lavorare, tutti i giorni imparo qualcosa di nuovo, cerco tutti i giorni di non fare errori, o comunque di contenere il danno laddove c’è.
D: Quante chiamate ricevete?
In un giorno moltissime, sono tutte residente qui, persone anziane molto spesso sole, che cercano un supporto.
la figura dell’assistente sociale, ad oggi, sta assumendo un ruolo diverso rispetto ai normali stereotipi ai quali siamo abituati.