Torna il vlog di Assistente sociale privato, oggi parliamo del Codice Deontologico che entrerà in vigore il 1 Giugno 2020, con il presidente della commissione etica, deontologia e ricorsi amministrativi, Claudio e l’avv. Francesco Pisano
Da dove siete partititi per ripensare il Codice Deontologico?
Il Codice non è un dogma, ma si adatta, si evolve con le modifiche dei professionisti, della società; è una proprietà comune, tutti noi professionisti concorriamo all’impianto del Codice.Il Codice Deontologico è di proprietà di tutti i professionisti; è un lavoro plurale, e tutti noi, me compreso abbiamo dovuto rinunciare ad alcuni convincimenti.
La commissione etica, deontologia e ricorsi amministrativi non ha lavorato da sola ma con l’osservatorio deontologico nazionale, dove confluiscono i delegati regionali, questo organismo ha gestito tutta la pratica della partecipazione degli iscritti.
I Consigli regionali hanno fatto molti incontri, insieme anche al Sindacato tenendo fede al patto professionale.
Tutta la comunità si è mossa; non nascondo le difficoltà che abbiamo incontrato.
Il Codice è un espressione democratica della professione, a cui tutti hanno lavorato.
Ciò che si evince è l’utilizzo di termini diversi rispetto al passato, un’apertura diversa rispetto al nuovo e al futuro. Che differenze ci sono con il precedente?
Noi prima avevamo un ottimo Codice, poiché ci dava la possibilità di dire di noi qualcosa, di descriverci. Abbiamo bisogno di posizionarci nell’idea stessa del professionista, dobbiamo smettere di pensare al nostro lavoro come “prestazioni”; noi siamo degli artisti, prendiamo i pezzi creando percorsi personalizzati con delle basi scientifiche.
Appropriamoci del potere di firma, non nel senso negativo , ma come presa di responsabilità; non dobbiamo farci vincolare dal potere politico o amministrativo, ma riflettere sul fatto che alla fine tutto ricade su chi firma.
Come tutte le professioni dobbiamo studiare sempre, il Sapere, Il saper essere e il saper fare, che ci insegnano all’università va approfondito e appreso.
Il sistema della responsabiltà è fondamentale, noi non dobbiamo far finta di non sapere, dobbiamo studiare, ad esempio noi, come Assistente sociale privato, abbiamo un corso di Responsabilità Legale.
Come commissione abbiamo voluto dare l’immagine di una professione gerarchizzata, ci sono livelli di direzione, di progettazione; non dobbiamo pensare a questa professione come ad un solo livello, solo come colui che risponde al bisogno.
Si può essere assistenti sociali formatori, tutor, dirigenti, bisogna ripensare alla professione sotto questo aspetto.
La pluralità dell’esercizio professionale è presente nel Codice, questa è la nostra forza, nessuno deve restare nell’ombra.
Aver inserito una specifica per chi di noi è tutor di tirocinio c’è una responsabiltà peculiare nei confronti della persona che hai davanti, c’è l’asimmetria informativa, se lo faccio solo per i crediti allora ho sbagliato tutto. La sfida della professione è anche quella di porre la responsabilità nella giusta maniera.
Abbiamo sostituito il termine utente/cliente con quello di persona, c’è molta più volontà nell’autodeteminare l’altro.
L’uso dei social network è entrato nel codice deontologico, ed anche su questo aspetto va rimarcata la responsabilità ed il rispetto per la professione che si svolge.
Questi vanno usati bene ed a favore dell’utenza e della professione.
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