Torna il v.log di Assistente sociale privato.
Oggi voglio rispondere ad una domanda che mi è stata fatta da una giovane professionista, che mi ha ricordato molto me, Come si fa un colloquio?
Questa domanda inizialmente me lo sono posta anche io, il problema è che non c’ è una risposta standard.
Certo, la teoria ci viene incontro illustrandoci i metodi e le tecniche, ma come realmente comportarci all’interno di un colloquio non può indicarcelo nessuno.
Ci sono dei libri che cin indicano la struttura del colloquio, i strumenti ,e le tecniche di lavoro, dopodichè dobbiamo immaginare che noi abbiamo una cassetta degli attrezzi nella quale abbiamo tutti i strumenti comprendenti le tecniche del colloquio, della domanda, i vari strumenti classici o creativi abbiamo le varie modalità di strutturazione del colloquio e via dicendo.
Questa cassetta degli attrezzi dipende dall’esperienza che abbiamo e da quanto abbiamo usato quei strumenti che possediamo, detto ciò sta a noi decidere in maniera intenzionale, analizzandolo scopo e la situazione che attrezzi che dobbiamo tirar fuori..
Orsa so che questo non risponde alla domanda, ma in realtà si…siamo professionisti e come tale dobbiamo dotarci da una parte di una rigidità del metodo, del perché siamo li, perché la stiamo facendo, dall’altra part dobbiamo essere flessibili.
Un colloquio che inizia in un modo può finire in un altro.
ESEMPIO PRATICO
un colloquio di supporto alla genitorialità che nasce con lo scopo di supportare i genitori nel capire ad esempio come diventare maggiormente autonomi rispetto all’ organizzazione della vita, magari nasce in maniera molto tranquilla quindi noi ci organizziamo con strumenti per il monitoraggio, mantenendo un tono tra l’assertivo e il supportivo; ad un certo punto però può degenerare perchè la persona a causa di stanchezza o altri motivi si alza e se ne va a quel punto dobbiamo trovare altri strumenti
non c’è la ricetta perfetta, ma quella adatta alle varie situazioni.
Sperimentate i vari attrezzi innovatiivi, usateli!!
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