Torna la rubirca #professionistifuoridalcomune di Assistente sociale privato;
oggi la dott.ssa Sabrina Ritorto ci parlerà di un servizio innovativo nato per supportare il delicato momento della maternità.
Questo servizio di Home visiting “INSIEME A CASA” rappresenta un grande esempio di integrazione sociosanitaria; il progetto nasce da un lavoro di squadra, soprattutto per chi come noi a competenze nel sociale è essenziale saper integrare con altri professionisti e con altri saperi.
Questo progetto nasce perché io sono un libera professionista, qualche anno fa ho iniziato a collaborare con IRIS “istituto di di ricerca intervento e salute” che dal 2002 fa lavori prevalentemente di formazione nel territorio e nell’ospedale per creare un ponte di accompagnamento tra le mamme il territorio.
Nel corso degli anni mi sono resa conto che mancava un servizio di supporto per le mamme a casa, cosi ho pensato a questo servizio,
Abbiamo finito la seconda annulaità del progetto Piccoli passi ; dA qui è partito un finanziamento molto grande, e il servizio di accompagnamento ostetrico a domicilio.
Quali competenze occorrono per strutturare un progetto cosi? Quale sapere universitario?
Quando mi sono laureata non si parlava di questi aspetti; ciò che mi porto dietro è l’esperienza pratica, il sapere che io mi sono creata.
Non è il certificato che ci rende competenti, ma è il sapere che noi come professionisti coltiviamo; per questo progetto ho dovuto e devo studiare tanto. Io ad esempio ho dovuto leggere molto, soprattutto per fascia di età 0-1, perché se parlo con un pediatra devo poter capire.
L’integrazione socio sanitaria passa anche per questi aspetti
Quando eri all’università pensavi ad un progetto simile?
Non era nei miei pensieri, perché non si parlava di un assistente sociale in questo ambito.
Il progetto è venuto dopo; quando sono entrata in contatto con i servizi, ma soprattutto quando sono diventata mamma.
L’integrazione sociosanitaria nella pratica è presente?
Dobbiamo tenere conto delle politiche sociali della regione nel quale lavoro ; ad esempio la Lombardia ha iniziato a chiudere tutto, la regione Emilia Romagna ha spinto molto per la tutela e l’accompagnamento delle mamme.
Il progetto ad oggi viene portato avanti sia telefonicamente, che di persona.
Io svolgo un ruolo di case manager, una presa in carico iniziale per capire come muoversi come equipè.
Un progetto che si chiama insieme a casa, e noi in 48 ore noi usciamo, andiamo da loro, perché i tempi del neonato non coincidono con quelli del pubblico; lavorare nel privato non vuol dire svalutarsi ed essere tropo disponibile, ma riformulare gli orari.
In base all’intervento si può pensare o a una video conferenza, o ad un visita domiciliare delle ostetriche che come personale sanitario dispongono dei mezzi di protezione.
Un progetto simile può essere, ovviamente riproducibile, ma i professionisti devono essere preparati, lavorare in maniera integrata non è semplice ,serve una buona formazione
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