Torna il v-log di Assistente sociale privato, oggi con Sara Visentin parliamo del film “il buco” e delle riflessioni che questo ci ha fatto nascere, in relazione al ruolo politico degli assistente sociali.
Porta una riflessione sia sulla responsabilità individuale e collettiva,
ma anche una riflessione sul ruolo politico dell’assistente sociale;
Trama
In breve il film è ambientato da una struttura che è gestita da un’ organizzazione chiamata Amministrazione, organizzata in base ai piani, in cui ad ogni piano vivono due persone. Ogni giorno per mangiare scendono delle pietanze dall’alto, tramite un ascensore con un timer di due minuti, che permette agli utenti di mangiare solo in quel lasso di tempo, una volta al giorno. Ovviamente chi è in alto mangia di più, di chi è in basso che rischia di non mangiare.
Sappiamo che una parte degli ospiti è volontaria, e una parte è stata costretta come se fosse una sorte di prigione; ognuno di loro può portare un oggetto personale; ogni individuo resta per 30 giorni in un piano, allo scadere del tempo vengono trasferiti senza sapere se andranno nei piani alti o piani bassi, quindi se troveranno cibo o no.
CONSIDERAZIONI
Io vi ho trovato una metafora della pubblica amministrazione; soprattutto durante il colloquio iniziale, chi svolgeva questi colloqui, infatti, non sapeva come funzionava la struttura, e solo quando entra nel sistema diviene agente di cambiamento. Sarà infatti proprio questa persona a cambiare le cose, garantendo con la forza cibo a tutti.
Nella pubblica amministrazione funziona cosi: nei piani alti si mangia di più che ai piani bassi; che non sai come funziona il sistema, dove non esiste meritocrazia.
La segretaria che entra poi nel sistema mi ricorda una giovane assistente sociale, che inizialmente è ignara di come funzionano le cose, ma poi diventerà una volta compreso l’agente del cambiamento trovando soluzioni innovative.
Un altro aspetto che mi ha incuriosito molto riguarda l’aspetto sociologico, il protagonista del film entra nella struttura per un suo bisogno ,smettere di fumare, e si ritrovai in una situazione ingiusta; e da subito cerca di mettere in modo un meccanismo di cambiamento coinvolgendo i suoi compagni.
Ciò che ho notato, è che quando le risorse scarseggiano, ognuno pensa alla sua sopravvivenza ed è questo il meccanismo che va cambiato nel fiilm; forse dobbiamo chiederci se i nostri valori,se quello in cui credo vale di più della logica collettiva.
A noi la logica del “tanto ormai..” non piace, ed è per questo che è importante sperimentare, divenire nel nostro piccolo agenti di cambiamento.
Assistente sociale privato, è nato per apportare un piccolo cambiamento.
Noi assistenti sociali, dobbiamo nel rispetto della nostra autonomia professionale, dire la nostra opinione e strutturare il nostro sistema di intervento.
Dobbiamo rispettare il Codice Deontologico e le norme di riferimento, ma non rimanendo indietro, il cambiamento parte da noi.
Cosa ne pensi?
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