Torna il v-log di Assistente sociale privato, oggi voglio riflettere con voi sull’utilizzo di uno strumento molto importante per quanto riguarda la relazione di aiuto….Noi!
Noi, come professionisti, siamo il primo strumento da tenere a mente da utilizzare quando lavoriamo con l’altro.
Troppo spesso ci si focalizza sulla cassetta degli attrezzi, mappa del viaggio personale, metodi ed altro, ma per prima cosa dobbiamo lavorare su di noi come professionisti.
Dobbiamo esserci, dobbiamo essere li con quella persona, senza interferenze esterne come ad esempio gente che entra ed esce, il telefono, l’ansia di rispondere ad altri, di essere presenti ad un altro incontro.
Dobbiamo essere con quella persona e farci sentire interessati.
Se noi siamo interessati l’altro lo sente, e questo è fondamentale per la relazione d’aiuto; io sono qui non perché tu sei il problema ma perché io sono interessato a te come persona, al tuo vissuto ed io voglio sapere chi sei.
Come ascoltiamo?
Ascoltiamo davvero o ascoltiamo solo quello che già abbiamo in mente?
Sono trasparente in quello che sto dicendo e in quello che posso fare?
Sto mettendo in atto una relazione che sia funzionale all’utente per il superamento del problema?
Quanto noi siamo interessati all’altro come persana?
Quanto io sono in grado di non far invadere la relazione d ‘aiuto da i miei schemi di giusto o sbagliato? Dai miei pregiudizi?
Ecco, queste sono le domande che io mi pongo, ogni qual volta inizio una relazione d’aiuto, perché io ( come ogni professionista) sono il miglior strumento da usare.
E tu?
Cosa ne pensi? Ti poni queste domande? come tuteli il colloquio dalle interferenze interne ed esterne?
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