Torna il vlog di Assistente sociale proivato, oggi riflettiamo su una frase che in questo periodo abbiamo sentito spesso… Andrà tutto bene.
Io come professionista, non riesco a dire Andrà tutto bene, perchè non lo so, non ho la certezza che quella situazione andrà bene.
Cosi come “Signora, la capisco…”, ma noi professionisti cosa volgiamo capire?, come vogliamo capire il vissuto di un altro individuo? Anche se abbiamo vissuto la stessa situazione, non possiamo capire in prima persona.
Molto spesso cerchiamo l’empatia con queste perole, ma in realtà l’empatia non si raggiunge cosi;
molto spesso le persone si sentono comprese , molto di pià da professionisti più duri, ma sinceri e leali, che da professionisti che ostentanto una comprensione non reale.
Molto spesso essere duro, serve all’utente, e di ciò ci da la conferma il fatto che quest’ultimo ci restituisce un vissuto di comprensione.
Ad esempio dal punto si vista sanitario:
Mentire sulla reale condizione di salute!
Mentire ad un malato terminale, vuol dire privarlo di tutte quelle cose che avrebbe fatto se avesse saputo di morire ( es, testamento, abbracciare i filgi…).
La sincerità e la lealta, l’abbracciare il coraggio della verità è alla base del nostro lavoro.
Il nostro lavoro è imprevedibile, per fortuna, perchè se io iniziassi una valutazione delle capacità genitoriali sapendo come andrà, vuol dire che sto usando molti pregiudizi.
Dobbiamo essere autrentici e leali, nei nostri confronti e saprattutto nei confronti degli utenti, questo non vuol dire diventare amici del cliente, ma cercare professionalmente di capire insieme il problema e il bisogno.
Andrà tutto bene crea un illusione non veritiera, delle false aspettative, cui poi noi dobbiamo rispondere.
Nel lavoro sociale con le persone va sempre usata la sincerità e la lealtà, per strutturare progetti partecipati in grado di rispondere alle reali esigenze dell’utente.
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