Gli A.s nei comuni lavorano ancora: perchè? Pt2

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Oggi continuiamo con la seconda parte dell’intervista a Nicole Masieri, riguardante il ruolo degli assistenti sociali nei comuni in questo momento di difficoltà.

La formazione professionale è alla base di una buona pratica ed  anche dopo 20 anni ogni giorno si impara  sempre qualcosa di nuovo; io stessa studio e mi aggiorno costantemente.

Ogni giorno si impara e bisogna essere umili nell’ammettere di non sapere le cose.

D: secondo te, perché non puoi lavorare da casa?

Nel mio caso specifico non è possibile, perché ci sono molte cartelle e progetti cartacei che non posso portarmi a casa. Ad esempio nel tirocinio al Comune di Firenze, avevo cartelle digitali, mi occupavo solo di bisogno, ora no. Mi occupo di tutto, non posso portarmi tutto a casa.

Un punto importante di riflessione riguarda proprio questo, la mancata implementazione di un sistema informativo digitale condiviso che permetterebbe ad oggi lo smart working ovunque.

A livello regionale sarebbe impossibile per la privacy, ma a livello comunale potrebbe essere funzionale non solo in questo momento, ma anche per il futuro.

Un punto importante di riflessione riguarda quanto si sta  usando in maniera costruttiva  questo periodo per far vedere le capacità degli assistenti sociali nel fronteggiare questa emergenza; in secondo luogo, potrebbe essere il modo per imparare ad usare la tecnologia a favore della professione.

Il cambiamento tecnologico è fondamentale; essere a passo con i tempi è fondamentale; questo non vuol dire essere in relazione con l’altro..

Questo momento di bisogno ci sta facendo scoprire nuove prospettive:

L’assistente sociale diventa nostro amico, mentre prima lo guardavamo con paura; il computer diventa il nostro migliore amico per comunicare con l’altro.

Ecco, facciamo s che questa situazione mostri un lato del servizio sociale poco consociuto; non siamo solo a servizio di chi ha problematiche importanti. ma di tutti.

 

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