Torna il v-log di Assistente sociale privato, oggi vi proponiamo il webinar “Parlare con i bambini #sipuòfare”.
Oggi con la dott.ssa Sabrina Ritorto, riflettiamo su un argomento molto importante “parlare con i bambini e gli adolescenti”, per noi un perno fondamentale del lavoro sociale, si può e soprattutto si deve.
Parlare con loro è fondamentale per spiegargli cosa sta accadendo, con le giuste parole, e con i giusti termini, il rischio di restare in silenzio è quello di fargli sentire colpevoli per ciò che accade:
ad esempio “la nonna è morta perché io non sono andata a trovarla”.
Con i bambini ( termine comprensivo in questo contesto anche degli adolescenti) si può e si deve parlare di tutto, con giusti termini.
Alcuni argomenti vengono resi complessi dalla mancanza di strumenti che gli adulti hanno, parlare di separazione, lutto, malattia con i bambini è possibile, ma molto spesso bisogna ricorrere a strumenti specifici che rendano il discorso comprensibile; i professionisti molto spesso si appoggiano in maniera indiretta sugli adulti fornendo loro i strumenti adeguati per spiegargli l’accaduto.
Gli adulti, si legittimano anche dicendo “non lo so, devo chiedere”; il rischio, quando si dice una cosa e poi si fa l’opposto è quello di perdere credibilità nei confronti del minore; bisogna sempre essere sinceri e autentici, per creare alleanze significative.
Molti genitori utilizzano il concetto di non condividere con il minore perché “poverino è piccolo…”, in questo caso i cosi detti “genitori spazzaneve” evitano il dolore creandone un altro, mandando in confusione il bambino. Ovviamente ogni età ha le sue modalità comunicative, un conto è un bambino di tre anni, un conto un preadolescente.
Ogni adolescente è a se, ovviamente, ha il suo vissuto e la sua personalità e con ognuno si può parlare utilizzando vari strumenti.
Se neghiamo la realtà al minore, ad esempio durante la separazione con frasi come “andrà tutto bene”, stiamo dando il messaggio sbagliato; non siamo sinceri e il bambino lo sente, e nella crisi che stanno vivendo non riescono neanche a fidarsi del genitore.
I bambini vedono cose che gli operatori non vedono, conoscono la relazione tra i genitori meglio di tutti, riescono ad analizzare la situazione genitoriale minuziosamente dandoci importanti elementi.
Come operatore come creare il terreno fertile per parlare con i bambini?
Nel primo incontro, non si devono dire cose importanti , bisogna preparare il setting, avere un luogo che accolga il bambino, la cosa fondamentale è essere accoglienti; mettersi sempre all’altezza del bambino, si esce da dietro la scrivania e si parla con lui.
Il setting è importante, ma non è tutto.
Ad esempio io quando parlo con i bambini piccoli chiedo ai genitori di fargli portare dei giochi, io no ho uno studio fisso, ma il fatto che loro portino i giochi significativi crea un legame.
Con gli adolescenti ho fatto colloqui al parco, cercando di creare un ambiente favorevole al dialogo.
Il setting stereotipato non esiste, ogni colloquio ha una modalità a se; il come e il dove non va a ledere il nostro ruolo. se noi siamo capaci di far capire chi siamo , se siamo in grado di accogliere l’altro.
La ricetta giusta non c’è, dipende da noi.
Noi operatori dobbiamo vedere il bambino per spiegargli cosa facciamo, perché i genitori devono venire al servizio; nella prima volta è importante presentarsi; e non dobbiamo mentire dicendo ad esempio” Questa signora è un amica di mamma e papà”.
E’ una nostra responsabiltià parlare con i minori, dobbiamo avere la capacità di usare poche parole, concetti semplici e ben strutturati che permettano di entrare in contatto con lui.
Parlare con i bambini si può, si deve, con i giusti mezzi e con le giuste modalità; non abbiate paura ,ma create, grazie alle vostre capacità, spazi adeguati per dialogare con i minori,
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